Mostra d’arte
eccone un’altra.
l’ennesima mostra d’arte contemporanea che perlustro senza cavarne niente. né un dato né un’emozione.
inutile spazzatura, non mi comunica niente. sarà che non ho un’emotività abbastanza raffinata, sarà questione di subnet masks diverse… fatto stà che un tizio prende un tergicristallo, lo aggancia ad una tenda su una finestra e attiva il meccanismo.
la tenda copre la finestra, la tenda scopre la finestra. la tenda copre la finestra, la tenda scopre la finestra.
dubito che si possa paragonare a metti-la-cera, togli-la-cera. questa storia dell’arte contemporanea è merda allo stato brado.
ma perché una formula non è considerata arte allora? cos’ha un cazzo di tergicristallo che Vcc=r*i non ha?
perché un chirurgo non è un artista, come non lo è un chimico o un falegname?
a parer mio è perché si classifica “arte” tutta quella merda che per non essere chiamata merda viene chiamata arte da chi si autoproclama artista o si fa proclamare artista dagli artisti che hanno seguito prima di lui questo lurido processo di autolegittimazione. (Hofstadler adorerebbe questa ricorsività mo di strani anelli n.d.a.)
temo che il concetto d’arte dove l’artista mostrava il suo tangibile talento creativo senza paracularsi dietro al “tu non capisci”, stia andando dimenticandosi.
se non hai talento e sei una merda, non ti rimane che creare merda e autolegittimarla, per poi sguazzare dentro in quel mare di sterco e convincere gli altri (quelli puliti) che non sanno quale beltà si stanno perdendo.
continuate a nuotare nel vostro tiepido brodo diarroico maledetti infami! non mi avrete senza combattere!
io intanto continuo a studiarmi le mie formulette.
sadness
Tante volte vorrei andare in orbita in pigiama, solo per godermi qualche secondo di silenzio assoluto, Prima che mi esplodano i polmoni. Cosa che comunque non produrrebbe rumore. e non infastidirebbe nessuno. nemmeno me.
Pranzo all’inferno (ma non mo’ di 300)
sono ad Alessandria, con dei miei colleghi.
è ora di tornare a casa dopo una lunga giornata di lavoro.
a turno, imbracciano i propri cellulari e chiamano a casa, chi le mogli, chi le fidanzate, chi le madri.io intanto scivolo giù dal sedile della macchina, incastrando scomodamente le ginocchia nel cruscotto.
collega: “cantastorie! ma tu non avverti a casa? non c’è nessuno che ti aspetta?”
cantastorie: “io c’ho il diavolo che mi aspetta; sotto terra”
e a pensarci bene… negli ultimi 2 mesi tra
notti in ospedali
in questure
sinistri stradali
ossa tagliate
tessuti connettivali spezzati
malattie genetiche brand new
donna che mi scarica (il giorno prima che il neurochirurgo mi apra come una scatoletta di tonno)
elettrocuzioni sul lavoro
rischi di affogamento (nel lago)
rischi di licenziamento
trovarsi sconosciuti mal’intenzionati in casa
rischiare di rimanere sotto una frana (evitata per 10min.)
vertebre sfondate da placche in titanio
lesioni al Sistema Nervoso Centrale
penso che quanlcuno sia stanco di aspettare e mi voglia a casa al più presto.
all’inferno sarà ora di pranzo.
in effetti mi manca l’avvelenamento