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Archive for gennaio 2012

mestruazioni

povera Cristina.

dev’essere che non le ha sentite arrivare.

cose che capitano.

alla fine è sangue su di un palco, non è il caso di farla lunga.

in uno scenario di concerti però, le mestruazioni non devono essere piacevoli.

ma insomma, dite che la Guilera se la sia presa tanto?

effetti delle mestruazioni.

la Guilera ci rimane un pò male, i giornalisti brindano pensando allo scup (io lo scrivo così), i fans raccolgono reliquie del prezioso sangue, l’idropulitrice non pensa niente.

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vorrei proprio chiedere a Cristina come l’ha presa, ma aspetterò la settimana prossima; le donne si dice siano meno trattabili quando hanno il marchese.

non so se quest’affermazione sia giusta, in definitiva il marchese rosso crea dolori o fastidi, quindi un pò di stizzimento mensile, troverebbe fondamento.

una ragazza (e non “donna”, questo lo spiegherò in un altro articolo se mi ricorderò) che ho frequentato in passato, poco prima che avesse le sue cose diventava ancora più arrapata tanto che di più non si puòte. questo donava al mio io notevole e copioso sollazzo.

comunque il fulcro della questione è che dal 29 gennaio 2010 ho dei dolori fuori dal comune, dislocati su diverse vertebre.

questa cosa non mi ha reso più porco.

e nemmeno particolarmente più stizzito.

i segni del male mi lasciano freddo e indifferente.

 

l’imperturbabilità è il primo passo verso la trascendenza incorporea.

tra qualche anno diventerò incorporeo. una scoreggia di Bear Grylls.

 

saluto la Guilera e tutte le donne irregolarmente mestruate che mi seguono!

vi porto sempre nel cuore!

Categorie:Uncategorized

interazioni tra lavoro, salute e vita organica

il lavoro fa male e per la prima volta lo dico con cognizione di causa.

dopo anni ed anni sono riuscito a farmi 15g fi ferie consecutive infilate dentro il periodo di natale-capo d’anno per riempire i buchi.

sono ringiovanito di 10 anni,

m’è tornata voglia di scopare

di fare cose

di uscire la sera

bere in compagnia

rimorchiare ragazze sconosciute

riderci su con gli amici

considerare che in fondo, avere una famiglia propria non dev’essere male

alzarsi in tarda mattinata, guadrare il sole e dirgli “buongiorno sole!! questa volta io mi sono alzato dopo di te haha!”

andare a trovare i parenti (alcuni) e scoprire che non sono affatto malvagi

andare ad un post-cena tra cugini dei quali forse sei parente, forse no, ma ora mai, dato che sei lì, è meglio fare baccano con tutti gli altri e berci su

mi sono spariti gran parte dei dolori articolari che accuso da anni

e sono riuscito a vedere tutti i film serali con gli amici, senza addormentarmi sfinito.

 

è bastato un giorno di lavoro il 2 gennaio, e tutti questi effetti benefici sono scomparsi come per magia.

a distanza di 3 giorni il benessere non lavorativo ormai è un ricordo remoto che fisicamente in me non trovava più traccia alcuna.

a distanza di 10 giorni, è tornata quella rigogliosa depressione che mi ricorda che io sono solo uno sputo sulla crosta terrestre, una macchia di merda che aspetta solo l’ora dello sciaquone.

 

 

lavorare fa male.

e beninteso, non dico che per stare bene non si debba fare un cazzo, poiché in ferie ho fatto un mucchio di cose, alcune anche fisicamente faticose (tipo un sostenuto regime di allenamento e fare l’impianto di riscaldamento in casa) altre estenuanti e apparentemente infinite (tipo provarci con delle ragazze che poi alla fine non te la danno mai), altre deleterie per l’organismo (tipo ubriacarsi violentemente o ingozzarsi di dolci natalizi) eppure qualcosa è rivelatosi diverso.

faticare per lavoro Vs faticare per te stesso.

ebbene, quello che è diverso è forse l’opinabilità delle attività che si decide di fare.

se sono in ferie posso DECIDERE cosa fare, cosa no, altresì quando fare una cosa o l’altra.

l’opinabilità parrebbe la chiave di volta per una vita felice e in salute.

gradi di variabilità che non trovano ragion d’essere in una vita nella quale si passano dalle 10 alle 16 ore lavorando dove hai ben poco da decidere.

Categorie:Salute, Storie di vita

Prossemica parossistica

premetto che questa voleva nascere come considerazione seria, scevra di intrinsechi segnali di protesta o di disagio.

le regole di prossemica per farla breve, definiscono per gli occidentali alcune aree entro le quali gli individui si dispongono intorno a loro in proporzione alla confidenza reciproca.

considereremo le 4 più interessanti:

– esiste un area detta INTIMA che va dal contatto a pochi cm riservata a noi, ai partner o a pochi altri.

– un’area di raggio fino a 1 metro o poco più detta PERSONALE per la maggior parte delle interazioni tra amici

– un’area di raggio fino a 3 o 4 metri detta SPAZIO SOCIALE entro la quale viviamo i rapporti sociali più comuni tra conoscenti o simili,

– un area detta SPAZIO PUBBLICO di raggio fino a 7 o 8 metri per le pubbliche relazioni (capo cantiere che da istruzioni ai dipendenti o band che suona ad un concerto) olte la quale finisce la nostra cognizione prossemica.

esistono altre aree, ma andremmo troppo nel dettaglio.

chiariamoci subito, chiunque può, usufruendo delle leggi della dinamica entrare nella nostra area personale. le vecchiette non dispongono di campi di forza jedi che tengano lontani i malvagi scippatori.

il punto è che se mai un estraneo entrasse “a forza” in un’area che non gli appartiene, si genererebbe del disagio; proveremmo una sensazione di repulsione in vista dell’inaspettatezza del gesto.

se un qualunque lava-vetri sconosciuto cercasse di avvicinarsi tanto da poterci sussurrare nell’orecchio o toccarci le labbra, proveremmo repulsione.

senza andare all’estremo, si può analizzare l’esempio dell’ascensore.

l’ascensore costringe persone sconosciute e di diversa estrazione in uno spazio angusto. la prossemica spiega che per mantenere la distanza quanto più appropriata, i soggetti nell’ascensore si dispongano ai vertici della stessa.

spiega anche che in uno spazio angusto dove non ci sono vie di fuga, i soggetti non si guardano negli occhi e finiscono a fissarsi le scarpe o a leggere e rileggere la targhetta metallica riportante la portata massima e il numero di persone consentite a bordo.

forse è per questo che ho inventato (in parte) ed eseguito divizie di pirlate in ascensore (come entrare in un’ascensore affollato, dare la mano a tutti e dire “benvenuti a bordo! potete chiamarmi ammiraglio”), perché so che il loro disagio evita che s’indispettiscano e che mi prendano a calci nel culo come meriterei e come altresì succederebbe.

ok.

Ora pensiamo ai party. quei party o quei concerti super affollati pieni di gente.

Lì c’è forzatura e costrizione. Tu non conosci nessuno dei presenti e al meno 4 di loro ti stanno toccando.

Perchè quando ci capitano simili situazioni tutti ci disinibiamo? perchè urliamo di felicità e prendiamo parte della grande caciara di voci che formano un unico indistinto brusio ai piedi della musica assordante anzichè inibirci e rinchiuderci nel nostro guscio?

cosa cambia dall’ascensore?

secondo me è perché l’uomo gioca a fare l’animale evoluto ma non si capisce. figurarsi capire gli altri.

se ci capissimo, capiremmo che un bisogno importante è quello dell’evasione. evasione anche da certi rigidi inviolabili schemi prossemici che la civiltà ci ha impresso.

se ci capissimo meglio, faremmo un sacco di sesso in più, senza fare troppe storie del cazzo, che tanto poi, la vita è uno sputo e se non ci si fa piacere quel poco di buono che ci rimane, allora faremmo bene a chiederci se quelle in gabbia siano le scimmie negli zoo oppure quelli in gabbia siamo noi che siamo rimasti fuori dal recinto.

e comunque, sapendo che i miei lettori, essendo esseri evolutisi e svincolatisi dai cliché della società non hanno bisogno delle mie spiegazioni, vi propongo di seguito i miei migliori pranks d’ascensore, perché se è vero che non ho capito bene come funziona tutta questa storia per mancanza d’istruzione sulla sociologia comportamentale di gruppo, ho capito che non è il caso di sprecare la mia attitudine alle sciocchezze come altri individui promettenti fanno ogni giorno.

Scherzi d’ascensore:

.Salutare tutti calorosamente e chiedere di essere chiamato Ammiraglio

.fare “MIAO” occasionalmente

.Fissare per un po un passeggero e poi dire “tu sei uno DI LORO” e poi arretrare lentamente

.Dire “DING” a ogni piano

.Dire “mi chiedo cosa facciano tutti questi” e poi premere tutti i pulsanti

.Fare i suoni delle esplosioni quando qualcuno preme un pulsante

.Disegnare per terra un cerchio e dichiarare che quello è il vostro spazio (vi servirà un gessetto)

.Premere un bottone e simulare un elettroshok. ripetere l’operazione.

.Chiedere se  si può premere il pulsante per un’altra persona e poi sbagliare pulsante

.Tenere le porte aperte dicendo che si sta aspettando un amico e dopo alcuni secondi dire “benvenuto Piero! come stai?” e lasciare che le porte si chiudano

.con un cellulare fare foto a tutti i presenti (importante fotografare le facce)

Categorie:Meccaniche sociali

Il Governo dei banchieri? articolo quasi serio

in questo blog si parla di quasi tutto.

letteratura, scienze, razzismo, arte, esperienze sociali… di economia parlo poco perché francamente,

non so niente.

quindi quando metto insieme quello che penso, solitamente arrivo a conclusioni che di negativo hanno l’ignoranza, ma di positivo hanno il fatto che le mie opinioni non sono influenzate da nulla e forse per questo motivo, sono opinioni sincere.

non ho capito la finanziaria del governo Monti.

mi sembra che sia composta per i 3/4 da tasse.

ma le tasse sono recessive per definizione (e sì, perché se sottrai capitali alle persone, quelle spendono di meno e non promuovono la crescita)

e quindi?

 

e quindi io lavoro duro, faccio tutto in regola, e i miei introiti che non vanno direttamente ad essere investiti nel mio sostentamento (che ricordiamo essere anch’esso tassato, perché tutto il cibo,

 

il gas, il mutuo ecc è tutto tassato fino al 20%) vanno quindi ad un’organizzazione italiana che sta crollando.

portandosi seco noi italiani che ci spendiamo in un Italia che consuma più di quello che si produce.

è come mantenere un figlio che scialacqua tutto.

è come se ogni giorno posso fare 1l di gasolio, ma ne consumo 1,1l. il serbatoio è destinato ad esaurirsi.

in risposta gli italiani si lamentano.

 

non lo so, il mio vecchio si lamenta dagli anni ’80 e di miglioramenti, niente. non cambia nulla.

bisognerà lamentarsi più forte? poi però si diventa sovversivi e questo all’opinione pubblica non piace.

 

sembrerebbe che non rimanga che adnarsene fuori dal cazzo e lasciare che la nave affondi da sola (al di la della frontiera linguistica, un tecnico con la mia esperienza sarebbe d’aiuto ad un qualsivoglia stato, come lo è all’Italia).

ma dal governo, ci arriva un salvagente a ciambella: non andatevene italiani, la soluzione sta nella “fase 2” di rilancio economico…

 

waw.

 

ebbene io penso che l’assetto politico-economico della compagnia per la quale lavoro (come a quanto pare di tantissime altre medie-grandi compagnie), recentemente ha cambiato layout.

ora va di moda dire che ci sono delle “inefficienze”.

quando parli di inefficienze, ai boss ai piani alti piace sempre un casino.

non solo perché fai bella figura, ma anche perché se ci sono inefficienze non c’è bisogno di allargare il personale o potenziare le strutture per stare al passo coi lavori (che grazie a Dio la mia azienda ha sempre avuto ha piene mani).

se ci sono inefficienze, significa che c’è forza lavoro in abbondanza, e quello che rende le strutture lavorative deboli, è solo una questione organizzativa o d’assetto.

roba di layout.

in sostanza, si può lavorare (e guadagnare) di più, basta volerlo; e lavorare di più è necessario viste le diminuite percentuali sui guadagni, derivanti dalla manovra Monti e dalla ipertassazione.

quindi si finisce per svuotare il personale,

prosciugarlo

esaurirlo

depauperarlo

oberarlo di attività e di malcontento per non essere in grado, effettivamente, di portare a termine il lavoro in un regime dove il lavoro, semplicemente, è troppo per una persona sola,

anche quando questa persona è in gamba davvero.

 

tanto chissenefrega, quando poi un lavoratore è svuotato, al pari di un pozzo petrolifeto esausto, basta assumerne un altro (magari al 75% dello stipendio) che fuori dalla porta, di impiegato nuovi c’è

 

la fila.

questo sempre perché viste le problematiche economiche dell’italia post 2011, le aziende meno virtuose hanno già lasciato a casa 30.000 dipendenti e le stime dicono che ne seguiranno latri 300.000.

ecco riassunta la famosa “fase 2”; riforma per il rilancio dell’economia italiana.

non agli occhi di un parlamentare,

non agli occhi di uno stidente di economia

ma agli occhi di un (giovane) adulto che lavora davvero e lo farà fino alla fine anche se la cosa gli sta sul cazzo davvero.

mantenere i banchieri (e non i lavoratori di banca, beninteso, parlo dei banchieri veri) che fanno parte di un governo che sembra sempre più un governo burattino;

 

eppure spero di sbagliarmi.

spero che questa fase due non sia uno spettro ma che sia una realtà, anche se guardando l’Italia di adesso, mi sembra di ricordare la storia dello sfruttamento coloniale.

 

un italia (con la i piccola) colonia di Germania e Francia.

 

io intanto ho tirato su tutte le fragole dal mio orto e ho deciso si piantare del cotone (dico sul serio).

bisogna adeguarsi

e diventare un po “negri”

per il bene della Merkel

 

Parto (e considerazioni sulle partenze)

di fatto si può partire per andare in un mucchio di luoghi e direzioni. è importante quindi capire non solo dove andare (1), ma anche comprendere cosa si lascia (2), come e con chi si parte (3).

i pargoli quando vengono partoriti, partono per il mondo esterno segnando la dipartita dall’utero materno. ok sui punti 1 e 2

 

il parto è un atto di forza e sofferenza e “spingi” è la parola d’ordine. la invocava anche il buon e vecchio Starnì (padre di Eccì, in Robbin Hood un uomo in calzamaglia) quando diceva “ora io gondare vino a sbingi” e devo dire che in quelle circostanze di prigionia e costrizione, lo “spingi” funzionava alla grande.

 

però durante il parto… spingi spingi, credo che insieme al pargolo uscirà anche qualcos’altro da lì vicino, no? magari da un orifizio adiacente e anch’esso interessato dalle contrazioni addominali.

e in effetti, dopo una doverosa ricerca su siti internet di giovini donne e su altri a sfondo vagamente medico, sembrerebbe frequente di si.

 

non ho cuore di chiedere direttamente alla genitrice, ma ho come l’impressione che io sia già nato nella merda.

 

luce sul punto 3.

i coprofaghi sono solo dei nostalgici.

saluti a tutti!

 

 

curiosità: scrivete parto sterco su google immagini e la sedicesima immagine che vi si visualizzerà sarà un Tremonti pensieroso da comedonchisciotte.org

Categorie:Natura matrigna