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Archive for ottobre 2013

Odio nel traffico

Essendo un forestiero a Milano e dovendoci, oggi, passare solo per attraversare in due la città, non posso fare a meno di guardarmi intorno e notare tutta una serie di cose ormai scontate per i milanesi, per esempio che il traffico è come un maestro spietato, uno vecchio stampo. Mi terrorizza, mi mette ansia, mi punisce regolarmente non appena commetto una piccola trasgressione, poi però a volte mi dà delle grandi lezioni, offrendomi magnifiche immagini che esprimono in modo sublime l’intensità del vivere milanese.
Due persone all’incrocio si sono messe a litigare, affacciate ai rispettivi finestrini.

macchineUno (a) stava cercando di parcheggiare a ‘S’ accanto al marciapiede sinistro al di sotto del semaforo, ma l’altro (b) era arrivato e si era messo in coda al semaforo della strada a due corsie, e in un attimo si era ritrovato incolonnato dalle macchine dietro di lui e alla sua destra, senza potersi più muovere, intralciando così la manovra del primo. Quei due sapevano bene che la cosa sarebbe durata pochissimo, sapevano bene che dopo pochi secondi sarebbe scattato il verde e tutto si sarebbe risolto facilmente, sapevano bene che non si sarebbero mai più rivisti, e, razionalmente parlando, sapevano bene che non aveva senso né scopo mettersi a litigare.
Eppure, lo hanno fatto lo stesso, e a dirla tutta quello era un gran bel gesto, una specie di ringraziamento, perché in mezzo a tutta questa ricchezza caotica niente va sprecato.
Tutta una serie di scelte inconsapevoli aveva fatto sì che quei due si incontrassero a quell’incrocio. Le probabilità che quell’incontro avvenisse erano veramente ridicole, sfioravano quelle di vincere al Superenalotto, perciò appunto per questo l’incontro non doveva finire nel nulla, era unico, rarissimo, irripetibile, c’erano volute due lunghe vite distinte fatte di miliardi di scelte e decisioni per condurre a quell’evento, per far trovare lì, in quel momento, quei due meravigliosi idioti. un lavoro lungo, meticoloso e silenzioso, e poi alla fine eccotelo qua, l’evento tanto improbabile è avvenuto, due sconosciuti che non hanno assolutamente niente da spartire si sono incontrati, e la sorte ha voluto metterli l’uno contro l’altro. Che fare quindi? che dire? io dico che va benissimo, non è un problema, anzi è un sintomo positivo, è vitale, ed è qui che si nasconde il senso di tutta questa baraonda.

Se l’unica interazione possibile tra due tizi che si incontrano deve essere per forza di cose un odio irrazionale da esprimere in pochi secondi, allora dai, diamoci dentro, odiamoci, scanniamoci, non facciamo i timidoni perbenisti, su, che la vita è un mozzico, avanti! celebriamo la ricchezza della realtà e delle sue miracolose infinite possibilità mandandoci appassionatamente a morire ammazzati a vicenda augurandoci l’un l’altro di contrarre un male terribile e incurabile che privi l’altro di tutta la sua dignità di uomo (o donna) senza lasciargli null’altro che l’amarezza di una vita rovinata per sempre per un capriccio del destino.

Ho la sensazione che tutto questo lo sapessi da sempre, ma mi ci è voluto un incrocio melanese per azionare questo domino di pensieri e farmi capire la natura della vita e adesso lo vedo chiaramente:
quando la vita non offre alternative e l’unica (ma dev’essere davvero l’unica) interazione possibile è l’odio, perché tutto il resto non esiste e vi trovate di fronte ad un muro e ne siete certi, allora ignorarsi è uno spreco di vita e non una dimostrazione di superiorità intellettuale. da sempre, gli intellettuali amano e odiano e i sentimenti sono quelli che hanno fatto crescere volumetricamente il nostro cervello, differenziandoci per la prima volta, dai rettili (se qualcuno non lo sapesse, i rettili hanno emozioni limitatissime, meno dei volatili e meno del vostro fidanzato, ad esempio)

Anche a voi, sì, che possano accadervi le cose peggiori, che possiate non trovare mai pace, che possiate incontrare stasera stessa la vostra nemesi, per poi consumarvi a vicenda in un nero destino di odio senza speranza.
Evviva la vita, gente!

Amore (questo blog è il mio sacchetto del vomito, non lo sapevate?)

l’amore è una questione di fornire affetto impunemente, perché così dev’essere.
quando ami sul serio, ti doni per l’altra persona a piene mani perché è questo sentimento che ti porta a spenderti così.
la cosa più rischiosa quando si ama qualcuno è in effetti il fattore “ritorno di fiamma” ovvero il dover rendere conto dell’amore che si dona, in tempi e modi convenienti per il sé.
e questo capita quando finisci per innamorarti di chi con leggerezza, trasforma l’amore in un desiderio puramente egoistico e scevro di emotività o senso di colpa.
in altre parole l’amore è come una pisciata, la fai quando ti scappa, addosso a qualcuno/qualcosa. e lo riscaldi.

 

 

con la differenza che dopo che hai pisciato, ti senti meglio.

Categorie:amore et similia