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Archive for dicembre 2013

Vecchiaie. un articolo scaturito da un compleanno.

– “Cantastorie, perché scrivi sempre pezzi cinici, pieni d’odio, neri e pessimistici?”
– “Perché quando sono felice, esco.”

ti accorgi di essere vecchio quando provi ammirazione per personaggi della scena sportiva che sono più giovani di te.

lo stesso ragionamento funziona nel mondo della musica, dello spettacolo, della politica… con la differenza che se provi ammirazione per personaggi della politica, al 96% sei un coglione.
se non vi viene in mente nessuno che ammirate e che è più giovane di voi, perché siete dei minorati mentali, in tal caso vi posso dare una mano:
Cobain viaggiava sui 25 anni quando ha rivoluzionato il suono del rock di quei tempi.
Marunde era uno degli uomini più forti del mondo a 25 anni.
la Monroe aveva 24 anni quando uscì Eva contro Eva (e 26 quando recitava per “gli uomini preferiscono le bionde”)

quando capita ‘sta cosa ti rendi conto che loro cel’hanno fatta perché sono partiti prima di te adesso, perché prima di te adesso, avevano dimostrato talento che tu adesso non hai palesato.
come dire che si è già in ritardo a 25 anni (ipotesi).

comunque c’è gente che è sempre stata in ritardo.
mentale.
quindi in fondo non mi lamento troppo.

con una mia vecchia affair, ora carissima amica (che ogni volta che rivedo, mi ricorda che in circolazione c’è ancora gente degna di stima e col cuore al posto giusto), parlavo recentemente del fatto di essere (ora mai) trentenni e di vivere a casa coi genitori, di non aver ancora finito di studiare, di non avere una professione vera (o di non avere proprio un lavoro), di non essere nemmeno lontanamente nel setting ambientale per avere una famiglia, un futuro o uno spettro di stabilità relazionale-emotiva-sociale-economica (scegline uno, o di più se sei fortunato) e insieme ricordavamo di 20 anni fa, quando di anni ne avevamo 10, vedendo questi trentenni (allora rari) che appunto, vivevano con la mamma e il papà.
“che pezzenti, come si fa ad avere trent’anni ed essere ridotti senza un lavoro? senza una laurea? senza un partner che non sia cosa occasionale e da poco?”
e ora eccoci quà, trentenni senza niente in tasca,
trentenni senza un futuro nitido,
trentenni sui quali non conta nessuno,
trentenni che risparmiano sui 2€ come quando si era al liceo.
trentenni che vanno con le ragazzine perché ora mai le trentenni non hanno neppure più la voglia di scopare.
trentenni che vivono come i ventenni annoiati, nelle loro fetide città periferiche perché non sanno fare altro della loro vita.

poi ogni tanto qualcuno, alla matrix, si risveglia dal suo uovo pieno di placenta appiccicosa e si dice che deve fare qualcosa e allora esce il mio amico Rashiah e dice che dal mese prossimo si trova un appartamento in città, in affitto. ma stellino, dopo che hai venduto al mercato nero il rene di destra e il polmone di sinistra, gli organi ridondanti sono finiti, e poi?
e poi aimé la squallida realtà ti vomita nuovamente in quell’ovetto di placenta appiccicosa a prendere freddo e a marcire. non so come saranno i 35 o i 40 ma temo che saranno pieni di gente che pur di uscire dai 30 di cui parlo ora, si farà piacere qualche orribile sistemazione del cazzo, come lavorare in una cartiera avendo una laurea in chimica o servendo ai tavoli di un ristorante avendo studiato marketing per 6 anni, e sposarsi la prima ragazza con la faccia butterata che non ha trovato nessun altro o il primo ragazzo morto di figa e senza la minima profondità intellettuale, che fuorché un bel visino non ha nulla.
la verità è che diversamente, saremmo trentenni lodevoli, trentenni brillanti, trentenni pieni di spirito come una bottiglia di grappa, ma qualcosa ci schiaccia e ci limita, e per non vivere questa vita di adulti sprecati, ci confiniamo ai primi del 2000 quando giovani, pensavamo che saremmo riusciti a vivere felici delle vite soddisfacenti.
e invece no.

ma dov’è l’inghippo? cosa ci frena? e quindi eccoci arrivati al cuore di tutta questa filippica:
lasciar dire o far dire a giovani adulti (come me) che aumenteranno disastri naturali, guerre, povertà, criminalità, crisi economiche e che la vita è una merda (tutta roba vera) non è propriamente una buona validazione della capacità dei vecchi ad insegnare, ma piuttosto una definitiva condanna della passività di ogni precedente generazione.

stiamo assistendo al perpetuarsi del solito colpevole schema per cui, conservare tutto, comprese la paura e l’immobilità, garantisce al predecessore attenuanti e alibi nel processo intentato, per obbligo storico, da parte del postero. il vecchio imbroglio si ripete puntuale. capisci?
i nostri padri ci fanno piangere per il nostro futuro.
sperando che nessuno faccia niente.

perché se nessuno di noi farà niente, loro saranno giustificati nel non aver fatto niente e la cosa affascinante è che sta succedendo esattamente questo.
l’unica scelta è quella da che parte stare, se tra quelli che non fanno niente o tra quelli che non hanno fatto niente. l’altra scelta, quella che stai pensando adesso, caro mio, è la scelta che hanno fatto quelli che a 25 anni ce l’hanno fatta  e intendo Monroe&Cobain inc.
nel 2000 il gioco della era come una partita a bocce, “arrivare corti” significava sperare che qualche boccia errante, colpendoci, ci avvicinasse al boccino;
e invece amico mio, più passa il tempo e più credo che siamo arrivati lunghi e che questa volta, il boccino ce l’abbiamo alle spalle. possiamo rimanere lì o allontanarci ancora.

ecco tutto.

Categorie:Storie di vita