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Felicità e altri post cinici

La felicità è una nostra dannata esigenza, come fosse un fisiologico rigurgito di bile dopo una sbronza di realtà.
Attimi, impercettibili istanti, in cui tutto sarebbe perfetto se solo…
La felicità è un errore in un sistema che mette in relazione il tasso di consapevolezza con l’assiduo bisogno di annebbiarla, quella consapevolezza, pena la follia più pura, nel migliore dei casi. O la mediocrità totale, nella peggiore delle ipotesi.
A volte sono proprio gli errori che sappiamo di stare per commettere che ci danno la vaga illusione di essere felici.
Sbagliare per stare bene, che paradosso. “Vivere rinunciando a vivere, che stronzata” [cit.].
Quante volte ti sei sentito vicino a quello che vuoi? Quante volte hai davvero capito cosa vuoi?
Poche, ammettilo.
Ma quelle volte che sei stato lì, a due passi da non sai nemmeno cosa, solo con la sensazione di essere vicino a qualcosa, a qualcosa d’importante, qualcosa per cui valeva la pena urlare, prendersi due schiaffi o passare per bastardo, stordito da una imprecisa sensazione di pseudo felicità, inebriato dall’impeto di quel momento, così indescrivibile, così inaspettato, così.
Così sbagliato.
La cosa peggiore di quando quancuno che ti è vicino commette uno sbaglio e ti ferisce, è quando questo non lo riconosce e tira dritto come se niente fosse. Gli errori si pagano e se non chi li ha commessi, sarai tu a pagarli; semplicemente perché sei svegio e vivo, semplicemente perché sei un uomo/donna con una dignità, semplicemente perché ne hai pieno il cazzo, semplicemente perché gli errori sono come la maestra che cerca con lo sguardo il bambino da interrogare e mentre la tua compagna di banco si fa i cazzi suoi guardando altrove, tu hai il coraggio di guardare negli occhi la maestra.

Forza figlia di puttana, lo sappiamo entrambi che sono io quello che cerchi.
Non sprecare tempo con gli altri bambini, sono io che ti sto guardando negli occhi.

se avrai fortuna ti sentirai vivo, in quegli attimi di attesa. istanti eterni, mentre la tua compagna, pensa a giocare col suo astuccio. è in un altro mondo adesso, vive una realtà finta, scevra di responsabilità. nel mondo vero ci siete solo tu, la maestra, il silenzio e quell’attesa infinita.

Categorie:amore et similia
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