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Posts Tagged ‘variabili’

Grafici sull’alcolismo

una bella serata quella dell’altra sera.
bevo.
sono contento.
non parlo di felicità, ma semplicemente di contentezza come stato delle cose momentaneo ed effimero.
i recettori tattili/uditivi iniziano a non funzionare più bene.
la vista e le percezioni del mondo esterno iniziano a fare le bizze.
non ho più un’idea volumetrica di ciò che mi circonda.
sono sulla bouna strada, a breve perderò anche il dono della parola. inizierò a sbiascicare e a non riuscirò più a comunicare con l’universo che si muove veloce oltre al confine del mio organismo.

sembrerà ridicolo, ma a volte non desidero altro che ridurmi così.
mi sento come immerso in una vasca d’olio, non sento niente e posso concentrarmi.
il problema è il trovare (e ancora più difficile è il mantenere) un equilibrio tra isolamento dei sensi e lucidità.
so che ogni bicchiere di brodaglia che inghiotto mi coibenterà dalla realtà di un tot e contemporaneamente mi rincoglionirà di un tot.
viste come delle funzioni matematiche (tipo curve in un grafico cartesiano), la lucidità è una simil-retta che col bere
sull’asse delle ascisse (‘x’) tende a scendere in picchiata.
la facilità nel concentrarsi, conseguente all’isolamento dal mondo, è invece una simil-retta che col bere sull’asse delle ascisse (‘x’) tende a salire verso il cielo (fino al sopraggiungere del coma etilico dove anche il bevitore va in celo, se è
fortunato).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

il momento migliore per uscirsene con le genialate è in qualche modo vicino alla zona dove le due rette incidenti si incontrano.
una volta ho provato a calcolare quanto avrei dovuto bere e in quanto tempo, per raggiungere quel nirvana ispiratore, ma poi mi sono arreso… troppe variabili. troppo stocastiche. troppe casualità e causalità.

ma torniamo all’altra sera:
bevo, sono contento.
raggiungo l’intersezione delle rette e in quel secondo un idea geniale mi si pianta nel cervello come un lampo.
misuro il mio tasso alcolemico in proporzione al decremento dell’abilità nell’aprire nuove bottiglie.
mentre sono ubriaco, ne traccio la funzione su un sottobicchiere.
l’abilità manuale di aprire una bottiglia, in un soggetto sano, è esprimibile con una costante (che noi chiameremo K).
ogni uno ha il suo valore di K.
c’è chi ha alte abilità di default e chi ne ha di pessime.
man mano che bevo, la mia abilità manuale diminuisce. diminuisce seguendo la funzione F= K- 1/log5(x) dove ‘x’ è la
variabile, ovvero l’alcool che ho ingurgitato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

se i carabinieri, invece di impiegare quei cazzutissimi etilometri, utilizzassero il metodo della bottiglia, risolverebbero un mucchio di problemi.
ho visto gente con un tasso alcolemico di 0,7 trascinarsi letteralmente per terra, e altri con 0,8 stare benone.
questo perchè tutto dipende dalla K iniziale! se hai la K alta, il bere non ti rende immediatamente un incapace, mentre,
paradossalmente, se hai la K bassa di tuo, potresti non essere in grado di guidare anche senza aver bevuto.

ok, quindi…
domani andrò in prefettura e insisterò perchè su ogni volante venga installato un portavivande pieno di bottiglie.
ad ogni automobilista (o motociclista, perchennò) fermato e sospettato di essere inabile alla guida, verrà chiesto di aprire
una bottiglia di liquire e verrà cronometrato.
in base al risultato si prenderanno provvedimenti.
chessò… meno di 5 sec senza sbrodolare sull’asfalto, significa che puoi andare.
così si misura tutto, si misura la K, il tasso alcolemico, la concentrazoine di droghe nel sangie, il sonno…

l’altra sera, ad esempio, non ero in grado di aprire una bottiglia se non rompendola o commissionando il lavoro ad altri.
ad un certo punto, più in là nella riga del tempo, non ero nemmeno in grado di trovare la bocca col bicchiere.

il problema del bere, è che troppo spesso la cosa mi scappa di mano. amen

Categorie:Birra, Salute, Scienze Tag:

Darwin e relazione tra QI e robustezza mandibolare

da piccolo avevo un problema coi ceuingùm.
le big bubble divenatavano dure quando masticate per più di 15 minuti; e come tutti i pargoli (e come Terence Hill in “Poliziotto superpiù”) avevo il viziaccio di appiccicarle su qualunque superficie nascosta per poi riappropriarmene in un futuro qualunque. alcune cicche mi attendono ancora sotto il banco delle elementari e sotto un paio di piatti della mensa.
la spiegazione del loro indurimento strutturale credo derivi dal fatto che masticando la gomma, la si privi dei suoi liquidi presenti nelle microcavità di cui è formata e non la si reintegra con la saliva, perché la gomma la si schiaccia andando a chiudere le sue porosità.

quindi niente… il chewingum diventa duro e questa bizzarria da ingenieria dei materiali può prestarsi al seguente test:
3 generazioni di padri e figli ai quali sacrificare 3 big bubble al giorno per un totale di 28h di masticazione a settimana.
se secondo Darwin nel passato la cottura della carne ha permesso di diminuire il volume mandibolare scimmiesco favorendo un aumento del volume cerebrale, la continua masticazione di big bubble indurite dovrebbe comportare un inspessimento della mascella
quindi una diminuzione della capienza della scatola cranica
quindi un ritorno ad un’umanità primitiva, agevolato dal fatto che alle donne piacciono i mascelloni.

questo, sempre che non si possano aumentare le dimensioni della mascella senza diminuire il volume del cranio…
io non ci vedo un collegamento così diretto.
volete dire che se i cinesi hanno il cazzo più piccolo allora hanno le anche più grosse?

dev’essere che nel libro di Darwin, in piccolo da qualche parte, c’è scritto che la specie “homo” ha a disposizione 35kg di ossa da giostrarsi e distribuirsi come meglio crede.
in definitiva ci è andata di culo che con la diminuzione della mascella, non ci sono cresciuti i piedi di due misure, ma la scatola cranica.
sarebbe stato un dramma per quei poveri bambini indiani cucire scarpe così grosse.

oltre tutto la scatola cranica poteva riempirsi non di cervello, ma bensì di vasi sanguigni più grossi, che avrebbero magari evitato un sacco di mal di testa spiacevoli…

 

come al solito, è un problema di relazione tra le variabili nelle funzioni.
il maestro xkcd propose questo fumetto quando ebbe un dubbio simile.
io lo ripropongo.

paro paro.